La prima puntata di una rubrica in cui vi proponiamo 5 articoli che ci hanno colpito, interessato, incuriosito e che secondo noi dovreste leggere.

Vi proponiamo 5 articoli che ci sono piaciuti e che secondo noi dovreste leggere. Non sono articoli scritti da noi, ma ci hanno colpito, interessato, incuriosito, per cui li riproponiamo molto volentieri, senza tante strategie di marketing o sottotesti nascosti.

Semplicemente quando troviamo qualcosa che merita (e che magari avremmo scritto anche noi) ci piace condividerla per farla arrivare a più gente possibile.

Trovate tutte le puntate della rubrica a questo link.

1- “La lunga notte dei Morphine” di Giulio Pecci (Il Tascabile)

Link all’articolo

Ci piace perché: adoriamo i Morphine ed è bene che un gioiello musicale del genere, unico e irripetibile, venga spesso ricordato. Sono stati un gruppo davvero speciale. E poi Mark Sandman ci manca tantissimo.

Un video: Radar e The only one live in una tv francese a metà degli anni ‘90.

2- “How Temple Of The Dog pioneered a new genre of music videos in the ‘90s” di Matt Giles (Longreads)

Link all’articolo

Ci piace perché: ci sono stati alcuni videoclip (Man in the box degli Alice In Chains e Hunger strike dei Temple Of The Dog, su tutti) che hanno cambiato il formato stesso, facendo da riferimento quasi obbligato ai prodotti a seguire e smarcandosi totalmente dai cliché precedenti delle band rock anni ’80.

Un video: anzi, quel video e cioè Hunger strike.

3- “Brutalismo e Post-Punk: un rapporto di architettura e ribellione” di Lorenzo Ottone (Domus)

Link all’articolo

Ci piace perché: ci piace il post punk. Ci piacciono anche le successive ondate di revival di questo genere, che dall’Inghilterra escono per espandersi in tutto il mondo. Oltre alla musica, la parte visiva e iconografica è (ed è stata) essenziale e il brutalismo può essere davvero il post punk dell’architettura (e viceversa).

Un video: Судно (Sudno) dei Молчат Дома (Molchat Doma), il più importante gruppo della scena post punk bielorussa attuale.

4- “Tutto quello che la musica americana deve a Louis Armstrong” di Stefano Vizio (ilPost)

Link all’articolo

Ci piace perché: Satchmo è riuscito a coniugare jazz e pop, musica di nicchia e grande pubblico. Con lui tutto il mondo ha viaggiato fino a New Orleans. La sua importanze e la sua grandezza sono innegabili.

Un video: una grande esibizione live datata 1964 di Basin Street Blues.

5- “How SoundScan changed everything we knew about popular music” di Rob Harvilla (TheRinger)

Link all’articolo

Ci piace perché: racconta una piccola storia collaterale della musica (e pure un po’ nerd), quando nel 1991 Billboard ha cambiato il modo di trattare i dati per le sue chart (il cosiddetto SoundScan changeover). Una cosa che ha messo alla luce una serie di generi e artisti prima non considerati, cambiando enormemente panorama musicale americano e, a poco, a poco, anche il nostro.

Un video: Slave to the grind degli Skid Row, la prima band “anomala” a debuttare al numero 1 beneficiando del nuovo sistema Nielsen SoundScan.