La seconda puntata della rubrica in cui vi proponiamo 5 articoli che ci hanno colpito, interessato, incuriosito e che secondo noi dovreste leggere.

Vi proponiamo altri 5 articoli che ci sono piaciuti e che secondo noi dovreste leggere. Come al solito vi ricordiamo che non sono articoli scritti da noi, ma ci hanno colpito, interessato, incuriosito, per cui li riproponiamo molto volentieri, senza tante strategie di marketing o sottotesti nascosti.

Semplicemente quando troviamo qualcosa che merita (e che magari avremmo scritto anche noi) ci piace condividerla per farlo arrivare a più gente possibile.

Trovate tutte le puntate della rubrica a questo link.

1- “Le tante vite di Tom’s Diner” di Daniele Furnaro/Ivanhawk (Anticostagno)

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Ci piace perché: spesso le grandi canzoni sono nate da piccoli episodi personali. La grandezza di un pezzo però sta anche nelle storie che a sua volta genera nel corso del tempo, musicali e non. Il brano Tom’s Diner di Suzanne Vega ne è un esempio perfetto.

Un video: una versione live di Tom’s Diner cantata come l’originale, e cioè a cappella, ma in diretta sulla BBC nel 1994.

2- “Greatest. Indie-est. Band. Ever.” di Chuck Klosterman (GQ)

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Ci piace perché: i Pavement sono stati una band incredibile e la loro influenza è stata innegabile: bizzarri, ironici, sghembi, lo-fi, slacker, irresistibili, unici, imprevedibili. Non smetteremo mai di ringraziarli. Questo articolo non è recentissimo e in parte parla della reunion della band del 2010, ma racconta anche la storia del gruppo: una piccola grande avventura alternativa.

Un video: una versione favolosa di Range life, live in San Diego nel 1999, con un Stephen Malkmus gigione come solo lui sa fare e un Bob Nastanovich scatenato.

3- “Il ruolo della donna nella musica italiana – Parte 1” di Antonio Bacciocchi (tonyface.blogspot.com)

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Ci piace perché: più che un articolo vero e proprio, si tratta di un interessantissimo amplificatore di tante e diverse voci, di racconti, di aneddoti fatti da donne che nella musica ci lavorano e ci hanno lavorato e hanno tanto da dire sul tema.

Un video: La onebandwoman Elli De Mon è una delle voci interpellate per l’articolo, e questo è il momento giusto per godersi la sua versione di Blue Spirit Blues di Bessie Smith.

4- “LP’s Designed in PL” (Culture.pl)

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Ci piace perché: le copertine dei dischi sono il modo più veloce di veicolare l’idea di un gruppo, di un artista, di un progetto. Spesso arrivano ancora prima della musica stessa. Stanisław Zagórski e Rosław Szaybo sono stati due designer capaci di entrare nella storia creando alcune delle copertine più iconiche e riconoscibili degli anni ‘70 e ‘80.

Un video: Breaking the law dei Judas Priest, per cui Zagórski e Szaybo hanno creato sia il celebre logo sia la copertina del disco “British steel”, in cui la canzone è contenuta.

5- “Cool Britannia addio” di Daniele Cassandro (Internazionale)

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Ci piace perché: parla di un “piccolo, cinico, dimenticato album post britpop” uscito in un momento in cui il Regno Unito voleva essere cool, tentando di mascherare tutte le sue contraddizioni. È forse un pretesto per parlare dei Black Box Recorder, un gruppo decisamente di nicchia, ma a noi piace anche così.

Un video: Child Psychology è stato il primo singolo del disco, e anche il più discusso per la frase Life is unfair, kill yourself or get over it.