Vi proponiamo altri 5 articoli che ci sono piaciuti e che secondo noi dovreste leggere. Come al solito vi ricordiamo che non sono articoli scritti da noi, ma ci hanno colpito, interessato, incuriosito, per cui li riproponiamo molto volentieri, senza tante strategie di marketing o sottotesti nascosti.
Semplicemente quando troviamo qualcosa che merita (e che magari avremmo scritto anche noi) ci piace condividerla per farlo arrivare a più gente possibile.
Trovate tutte le puntate della rubrica a questo link.
1- “Le tendenze musicali non esistono più” di Federico Sardo (RivistaStudio)
Ci piace perché: riesce a riassumere e a ben descrivere lo stato di fusione e confusione musicale di questi ultimi anni, sia per quanto riguarda i generi (“Che forse i generi musicali definiti rimarranno come nicchie, ma che il mainstream sarà sempre più un miscuglio fatto di strutture hip hop, suoni rock, melodie pop, elementi latini e quant’altro”), le tendenze (“Ora mancano le nuove tendenze o manca chi dà loro un nome?”) e le modalità di ascolto (“l’ascolto sempre meno attento e coinvolgente privilegia il sottofondo, le playlist, l’algoritmo ansiolitico di YouTube”) e in generale il rapporto con la musica (“Mai come ora tutti ascoltano tutto”). Un articolo che analizza una situazione e apre la strada a numerose domande, ma bisognerà aspettare ancora per avere una risposta.
Un video: abbiamo scelto Chismiten di Mdou Moctar, sia perché l’artista nigeriano è citato (anche se di sfuggita) nell’articolo, sia perché è un colorato affresco di sonorità subsahariane, blues psichedelico e afro-rock in salsa berbera che trascende il singolo genere musicale.
2- “The Story Behind Mariah Carey’s Secret ’90s Alt-Rock Album” di Rafael Canton (Pitchfork)
Ci piace perché: è una storia inusuale, a tratti assurda e ancora poco conosciuta. Nel 1995, nello stesso periodo in cui “Daydream” macinava vendite e dischi d’oro, Mariah Carey ha fatto uscire un disco punk/alternative ispirato a Hole, Sleater-Kinney e Garbage, dal titolo “Someone’s ugly daughter”. Il lavoro era a nome Chick, nessuno dei veri musicisti coinvolti (a partire dalla Carey) appariva con i nomi reali. L’idea della cantante era di pubblicarlo just for fun, con la filosofia “Se qualcuno scopre che sono io, amen” ma la Sony all’epoca aveva fatto di tutto per nascondere il progetto, usando Clarissa Dane (amica della stessa Carey) come volto della band e aggiungendo sue parti vocali per mascherare la voce originale.
Un video: Demented è il secondo singolo della band, come primo è stato scelto il pop punk di Malibu.
3- “Costi folli e salute mentale a rischio: la crisi dei concerti è iniziata” di Giulio Pecci (Rolling Stone)
Ci piace perché: è un articolo diretto, crudo, concreto che parla di un nuovo enorme problema, e cioè il fatto che tantissimi artisti non riescono a fare i tour. Negli ultimi anni i concerti sono stati la principale fonte di sostentamento per cantanti, band, musicisti. Ora i prezzi per organizzarli sono aumentati a dismisura (e si riflettono sui prezzi proposti al pubblico). Tutta la fascia media (non le superstar, non gli ultra-esordienti) è a rischio. Così come è a rischio la salute mentale, la cui preservazione inizia ad essere un elemento su cui viene rivolta molta più attenzione (giustamente).
Un video: Little Simz è un caso emblematico perché ha vinto il Mercury Prize 2022 con il disco “Sometimes I might be introvert” (che contiene Introvert, il video che abbiamo scelto) ma ha dovuto annullare il tour statunitense perché non sostenibile economicamente e per l’enorme carico di stress.
4- “Paz Lenchantin: Lost in the Music” di Jon D’Auria (Bass Magazine)
Ci piace perché: Paz Lenchantin è una delle nostre bassiste preferite. In questa intervista parla dell’isolamento durante la pandemia, e soprattutto racconta di “Doggerel”, il nuovo disco dei Pixies, registrato nel febbraio 2022 in uno studio del Vermont e pubblicato a fine settembre. Paz milita nei Pixies da 8 anni ed è sicuramente diventata una presenza amatissima dai fan e una musicista indispensabile per la band stessa. Il suo Precision Bass del 1965 è oramai iconico (con o senza fiore legato alla paletta) e l’ha accompagnata in tutti i suoi progetti musicali (Pixies, Entrance Band, A Perfect Circle, Zwan)
Un video: Hear me out è uscito nel 2020 solo in versione singolo. Il pezzo è cantato proprio da Paz Lenchantin, che ha anche co-prodotto questo video molto cinematografico e in cui recita.
5- “Il rigetto della musica in streaming” (ilPost)
Ci piace perché: anche se non entra nel dettaglio e non cita numeri precisi e definiti (questa cosa non è da ilPost) parla del lato “oscuro” dell’esperienza di ascoltatore sulle piattaforme di musica in streaming: sentimenti di insoddisfazione, fenomeni di riflusso o di saturazione, disagio di fronte a possibilità illimitate, progressiva perdita di coinvolgimento, ricorso ad un ascolto distratto e passivo, rigetto di nuova musica.
Un video: non abbiamo un vero e proprio video da mettere. Siamo però risaliti all’articolo originale del Guardian che ilPost ha più volte citato, intitolato “‘There’s endless choice, but you’re not listening’: fans quitting Spotify to save their love of music”, nel quale, proprio alla fine, viene linkato en passant questa versione live del 1994 di Fade into you dei Mazzy Star. È sempre bello riascoltarlo perché è un pezzo stupendo e la voce di Hope Sandoval, soprattutto in questa versione, è intensa, magnetica, potente e struggente.