La sesta puntata della rubrica in cui vi proponiamo 5 articoli che ci hanno colpito, interessato, incuriosito e che secondo noi dovreste leggere.
Vi proponiamo altri 5 articoli che ci sono piaciuti e che secondo noi dovreste leggere. Come al solito vi ricordiamo che non sono articoli scritti da noi, ma ci hanno colpito, interessato, incuriosito, per cui li riproponiamo molto volentieri, senza tante strategie di marketing o sottotesti nascosti.
Semplicemente quando troviamo qualcosa che merita (e che magari avremmo scritto anche noi) ci piace condividerla per farlo arrivare a più gente possibile.
Trovate tutte le puntate della rubrica a questo link.
1- “Ryuichi Sakamoto’s Borderless Brilliance” di Simon Reynolds (Pitchfork)
Ci piace perché: un bellissimo articolo di Simon Reynolds (che non ha certo bisogno di presentazioni) dedicato a Ryuichi Sakamoto, scomparso lo scorso 28 marzo all’età di 71 anni. Nell’articolo Reynolds sottolinea la grande genialità del compositore giapponese, sia per quanto riguarda il suo lavoro sulle colonne sonore (vincitore nel 1987 del premio Oscar per la colonna sonora de “L’ultimo imperatore”) ma soprattutto per il suo ruolo di innovatore e pioniere sin dai tempi della Yellow Magic Orchestra, collettivo elettronico/technopop formatosi nel 1978.
Un video: Firecracker è stato il primo singolo della band e inizialmente era stato pubblicato con il nome (molto adatto) di Computer game. È un pezzo che Reynolds descrive come “futurista” ma anche pieno di ironia retro-kitsch e di amore nel giocare con la storia del pop.
2- “La musica internazionalista degli Area” di Alberto Campo (Il Tascabile)
Ci piace perché: come dice l’autore, gli Area sono stati “l’esperienza musicale più originale e controversa mai avvistata in Italia”, nati in un periodo storico e politico molto particolare e capaci di perseguire una libertà espressiva rara. Questo articolo contiene un’intervista a Patrizio Fariselli che spiega la nascita del gruppo e il loro debutto “Arbeit Macht Frei” del 1973, ragionando sul ruolo dell’artista e sull’importanza di fare quel che sembra giusto fare.
Un video: Luglio, agosto, settembre (nero), prima tracia del disco d’esordio, rimane una delle loro canzoni più famose in cui si nota benissimo la capacità di fondere jazz, folklore mediterraneo e musica contemporanea.
3- “Why “Someone Great” by LCD Soundsystem is the Best Song About Loss Ever Written” di Kristen Hellwig (Medium)
Ci piace perché: Hellwig analizza la canzone Someone great degli LCD Soundsystem e contenuta nel secondo album della band intitolato “Sound of silver” (2007). Secondo l’autrice il pezzo di James Murphy si tratta della migliore canzone sulla perdita e sul lutto che sia mai stata scritta, in un perfetto connubio tra parole (crude, oneste, emozionanti e poetiche) e musica (ballabile, potente e capace di farti sentire la musica). Del disco e della canzone ne abbiamo parlato anche noi nella prima puntata di “Album Of The Ear”.
Un video: ovviamente questo (anche se non c’è un videoclip ufficiale).
4- “Il richiamo musicale del nord” di Federico De Feo (Link Idee Per La Tv)
Ci piace perché: mette in luce il ruolo rilevante dei compositori nordici riguardo alle colonne sonore di film e serie tv, ruolo che spesso è passato sottotraccia e inesplorato ma che, negli ultimi anni, ha avuto una esplosione a livello globale. I compositori scandinavi (Jóhann Jóhannsson, Ludwig Göransson e Hildur Guðnadóttir, solo per citarne alcuni) hanno iniziato ad affermarsi sempre di più e a raccogliere consensi e riconoscimenti. Come recita un reportage del 2019 curato dal Journal of Scandinavian Cinema: “Lavorando da una tavolozza musicale multiforme i compositori di film nordici sono noti per la loro capacità di fare tutto il necessario per raccontare la storia; tutto ciò che serve per servire il film. Si può dire che i compositori nordici fanno vincere i loro film e i registi”. Tutto ciò grazie anche ad un “modello nordico” di cultura, istruzione e formazione perpetuatosi nel cosrso degli anni.
Un video: la violoncellista e compositrice islandese Hildur Guðnadóttir, pluripremiata per “Joker” e “Chernobyl” (entrambi 2020) e recentemente autrice della colonna sonora di “Women Talking” e “Tár” (entrambi 2022), partecipa alla rubrica dell’Amoeba Music intitolata “What’s in my bag?”.
5- “Essay: The digital death of collecting” di Kyle Chayka (Kyle Chayka Industries)
Ci piace perché: parla di come le piattaforme digitali ci hanno fatto perdere il controllo di ciò che collezioniamo. Il modo in cui interagiamo con qualcosa (e come lo organizziamo e lo collezioniamo) cambia il modo in cui ne usufruiamo, soprattutto se si tratta di avere tutto a portata di click ma in una modalità decisa da altri. Il rischio è che l’interfaccia finisca per manipolare noi invece del contrario, in un cambiamento d’uso da attivo a passivo. Non di meno viene sottolineato com’è facile dimenticare la nostra passata (e lunga) relazione fisica con la cultura che quotidianamente ci accompagna.