La sesta puntata della rubrica in cui vi proponiamo 5 articoli che ci hanno colpito, interessato, incuriosito e che secondo noi dovreste leggere.
Vi proponiamo altri 5 articoli che ci sono piaciuti e che secondo noi dovreste leggere. Come al solito vi ricordiamo che non sono articoli scritti da noi, ma ci hanno colpito, interessato, incuriosito, per cui li riproponiamo molto volentieri, senza tante strategie di marketing o sottotesti nascosti.
Semplicemente quando troviamo qualcosa che merita (e che magari avremmo scritto anche noi) ci piace condividerla per farlo arrivare a più gente possibile.
Trovate tutte le puntate della rubrica a questo link.
1- “GRAZIE A JAMIE REID (1947 – 2023)” di Francesco Ciaponi (Edizioni del Frisco)
Ci piace perché: è un bellissimo omaggio a Jamie Reid, l’artista inglese, punk e anarchico, che è diventato famoso per essere il designer che ha accompagnato i Sex Pistols dal punto di vista visivo (copertine, poster, flyer, manifesti), tramite i suoi lavori di décollage oramai diventati famosissimi. Di lui abbiamo solamente accennato nel nostro articolo sui gig poster, ma in questo articolo potete leggere la sua storia, conoscere le sue influenze e la sua arte. Senza di lui il punk non sarebbe stato decisamente lo stesso.
Un video: God save the queen dei Sex Pistols ha avuto un impatto devastante e gran parte del merito va anche alla copertina iconica, dissacratoria, sovversiva e originale.
2- “The evolution of Steve Albini: ‘If the dumbest person is on your side, you’re on the wrong side’” di Jeremy Gordon (The Guardian)
Ci piace perché: adoriamo Steve Albini dal punto di vista musicale, sia come sound engineer sia come musicista (e negli Shellac queste due anime si uniscono in un risultato di perfezione sonora, non a caso le sue produzioni sono ospiti fissi della nostra rubrica Album Of The Ear). È sicuramente una persona difficile, e nel corso del tempo non ha mai cercato di essere accomodante, ma ogni sua intervista, articolo, dichiarazione, anche se controversa, è sempre stata onesta, intransigente e fonte di spunti interessanti. La sua etica del lavoro è famosa, così come le sue opinioni sul music business. Recentemente sta rivalutando tantissime cose che ha detto in passato, in modo sincero e sorprendente. In questo lungo e approfondito articolo con intervista viene detto tutto quello che c’è da sapere su Steve Albini, in una lettura appassionante e imprescindibile.
Un video: questa versione di Dude incredible + Watch song suonata dal vivo a Oakland nel 2015 è favolosa. Vedere gli Shellac dal vivo è una cosa che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.
3- “Le metallare del Botswana” (RivistaStudio)
Ci piace perché: è un articolo in realtà cortissimo, ma che serve solo per introdurre una galleria fotografica meravigliosa del fotografo Paul Shiakallis: una serie di ritratti dedicate a donne metallare di una scena di nicchia nata nel Botswana negli anni ‘70, una sottocultura legata al black metal e chiamata Marok. La serie si intitola “Leathered skins, unchained hearts”, è stata scattata nel 2015 e la potete vedere qui sul sito ufficiale di Shiakallis.
Un video: se siete curiosi, ecco un breve video che racconta un po’ di più della comunità metal del Botswana.
4- “The Alternative Guide to Being Safe (And Having Fun) At Live Shows” di Molly Mary O’Brien (The Alternative)
Ci piace perché: parla di una cosa che può sembrare banale, ma per chi è stato a pochi concerti nella propria vita, ad esempio per tutti i più giovani che hanno iniziato a frequentarli dopo la pandemia, questi consigli sono preziosi per vivere l’evento e la situazione nel migliore dei modi e con il massimo gradi di sicurezza possibile. Dopotutto un concerto dovrebbe essere una bella serata e una situazione che porti felicità.
Un video: per un articolo di sicurezza ai concerti, cosa c’è di meglio di un video che raccoglie i più pericolosi mosh pit?
5- “Non è facile essere musicisti in Groenlandia” (ilPost)
Ci piace perché: siamo affascinati e incuriositi alla musica che viene creata in ogni angolo di mondo. Avete mai pensato a quella che arriva da luoghi remoti e poco ospitali come Groenlandia, Isole Far Oer e Alaska? Tre paesi presi in considerazione dal “Defining Resilience in Remote Music Ecosystems”, un rapporto legato ad una ricerca fatta dal Center for Music Ecosystems, un’organizzazione non profit estone. In particolare l’articolo si concentra proprio sulla Groenlandia, in cui, nonostante le condizioni avverse, artisti e musicisti esistono, compongono e registrano musica, fanno concerti e tour e vengono organizzati festival.
Un video: i Nanook sono una delle band di punta della musica groenlandese. Questo pezzo omonimo parla di come il cambiamento climatico sta colpendo la vita degli orsi polari.