A 27 anni dalla morte di Kurt Cobain, un’intelligenza artificiale ha creato una nuova canzone dei Nirvana, senza i Nirvana. Ovvero senza la necessità che un membro della band fosse coinvolto nella composizione. Tutto il songwriting del pezzo, a cui è stato assegnato il titolo Drowned in the Sun, è frutto di una elaborazione informatica, tranne le parti cantate, per le quali è stato coinvolto il cantante dei Nevermind, una cover band di Atlanta. Questa specie di hamburger vegano del grunge fa parte di un progetto chiamato “Lost Tapes of the 27 club”, messo a punto dall’agenzia canadese Over the Bridge, impegnata nell’aiuto di persone con disturbi psichici che lavorano o hanno lavorato nell’industria musicale. Lo scopo era quello di ottenere canzoni stilisticamente vicine a ciò che avrebbero potuto creare gli interpreti se fossero sopravvissuti ai loro demoni interiori.
Una intera compilation
Così, oltre a al brano precedentemente citato, il computer ha elaborato “nuovi” pezzi di rockstar scomparse proprio a ventisette anni, come Jimi Hendrix (You’re Gonna Kill Me), Jim Morrison con i Doors (The Roads Are Alive) e Amy Winehouse (Man, I Know).
Come ci è riuscito? Analizzando oltre trenta brani per ogni artista, metabolizzando le componenti principali della canzone: ritornello, riff di chitarra, groove, chorus fino ad arrivare ai testi. Per l’aspetto tecnico, si è utilizzato il software Magenta, che ha trattato le porzioni di canzoni come fossero dei pattern MIDI.
Non è la prima volta che l’intelligenza artificiale viene utilizzata a scopo di arricchire il songwriting di musicisti in carne ed ossa. Medesimo espediente era stato impiegato in passato per comporre un brano con uno stile che ricordasse quello dei Beatles. L’approccio è stato impiegato anche da band in attività come la formazione electropop degli Yacht, che scrissero in questo modo tutto “Chain Tripping”, album del 2019.
Tuttavia è solo con “Lost Tapes of the 27 club” che per la prima volta si è utilizzato un sistema informatizzato (basato sul machine learning) per comporre una compilation di brani di più musicisti celebri.
Il risultato
Come suona Drowned in the Sun? Nemmeno a dirlo, la brigata guidata da Dave Grohl e soci sembra un incrocio tra i Seether e i Nickelback che jammano tre minuti negli studi di Butch Vig (celebre produttore alternative rock e grunge).
A prescindere dal risultato, la vicenda è comunque di rilievo in quanto crea un altro precedente in materia di arrangiamenti ibridi tra uomo e Intelligenza Artificiale, un percorso di cui ad oggi non possiamo prevedere gli sviluppi.
In fondo anche i primissimi computer che cercavano di emulare la bravura negli scacchi dei professionisti erano pieni di problemi, mentre, ai giorni nostri, sono così avanzati da potersi permettere di fare campionati a sé, fuori dalla portata della più limitata bravura umana.
Certo, queste sono più che altro fantasiose previsioni, ideali spunti utili per la stesura di un romanzo fantasy o una favola impertinente. Qualcuno però ebbe tale intuizione già una quindicina di anni fa: si tratta del giornalista musicale francese Thomas Clément e del suo libro “Les enfants du plastique”, tradotto in italiano “Musica Unica” (Barbera Edizioni, 2006).
Il tema di Musica Unica
L’autore ipotizzava un futuro visionario targato 2010, in cui il mondo sarebbe uscito dal giogo del file sharing grazie alla bravura di un dispotico manager. Quest’ultimo riusciva a creare una società capace di gestire la stragrande maggioranza della musica, retribuendo poco o niente gli artisti e tornando a far pagare il consumatore, anche se solo una piccola quota, in nome della praticità. Un meccanismo semplice che permetteva a tutti gli utenti non solo di ascoltare la musica ma, attraverso complessi algoritmi, far capire all’azienda ciò che piaceva alla gente. Non solo per suggerirgliene di nuova, ma anche per crearne artificialmente altra a seconda dell’esigenza del consumatore. L’IA riusciva a generare nuova forma di intrattenimento attraverso qualche click e un database molto fornito. Non sarebbe servito nient’altro, se non la scocciatura di trovare un volto su cui cucire sopra queste note appena sfornate.
Vi ricorda qualcosa?
Se non è saltato alla mente il riferimento a Spotify (ai tempi nemmeno nata come Start Up) e ad altri usi e costumi moderni, il lettore potrà comunque intrattenersi tra altri simpatici riferimenti che condiscono l’ambientazione di questo romanzo fantasy. Parliamo di un futuro che non ha più spazio per i nuovi artisti, le cui demo vengono ignorate sistematicamente per sovrabbondanza di richiesta. Chi maggiormente soffre questa situazione sono i musicisti rock, interpreti di un genere che oramai gli adolescenti oramai non ascoltano più. Anzi, nell’immaginario di Clément, solo pochi venerati maestri sopravvivono a raccontarne le gesta dei decenni passati. Questi stoici portatori del verbo della chitarra sono impegnati a fare volontariato nelle scuole con lo scopo di far scoprire quelle sonorità oramai antiquate. E i concerti? Rari anche quelli, ci pensano le più moderne tecnologie a simulare una esperienza simile dinanzi ad un monitor e alcuni sensori.
Altre suggestioni
Narrate così certe vicende, soprattutto in era Covid-19, restano sì parzialmente visionarie, ma di certo molto meno post apocalittiche rispetto a come le avevamo immaginate a suo tempo. Si tratta di piccole tragedie narrate senza la prosopopea di offrire un briciolo di soluzioni, ma con lo scopo di sorriderci su. La leggerezza di una favola nera in cui vengono disegnati i bordi dei disagi per un ricambio generazionale artistico che, dal punto di vista mainstream, fatica sempre più ad arrivare.
Un discorso che però non manca di offrire qualche stilettata agli addetti ai lavori, ai tempi traumatizzati dal ciclone post Napster vs Metallica, fin troppo spesso colpevoli di cercare soluzioni troppo castranti e persino a danno del consumatore. Gli over trenta, ad esempio, ricorderanno con un certo orrore i cd “anticopia”: rendevano impossibile la fruizione degli album tramite Personal Computer e, di fatto, ti invitavano a piratare il tuo stesso prodotto per poterne godere liberamente senza distinzione di impianti di riproduzione. Insomma, un vero e proprio tormento. Quasi pari a quello che passerà il protagonista delle vicende di questo volume, Franck Matalo, sempre in bilico tra il rimorso e la redenzione. Lui che, prima di diventare un impresario più spietato di Mino Raiola, aveva un cuore e anche una band, ed era uno degli ultimi romantici a credere di poter sfondare nello showbiz.
Nel caso foste interessati alla lettura
“Musica Unica” di Clément è ormai fuori stampa ma rimane facilmente reperibile online a prezzi abbastanza stracciati.
Mi raccomando, quando lo metterete nel carrello, occhio all’algoritmo!