Cari amici di Extended Play, in questa guida cerco di spiegare tutto l’ITPOP dalla A alla Z. O meglio, tutto lo scibile essenziale per dieci minuti di malinconia in ricordo della musica italiana della seconda metà degli Anni Dieci.
Completamente vostro,
MySpiace
Amore
Le canzoni ITPOP parlano essenzialmente d’amore. Altri temi ricorrenti sono: alcool, sigarette, droga, ma il tema principale resta comunque l’amore, che si declina in alcuni sottotemi come 1. sesso, 2. lasciarsi, 3. sesso dopo essersi lasciati. Una sommaria definizione del genere ITPOP, formulata dagli utenti del gruppo Facebook Diesagiowave, è “canzoni pè scopà”.
Bologna
Bologna è la capitale dell’ITPOP. Emblematico è il verso di Calcutta «Ho disegnato una svastica in centro a Bologna ma era solo per litigare» (Gaetano, 2015). Il capoluogo emiliano è città di personaggi proto-ITPOP come Lo Stato Sociale, ma anche di altri artisti considerati padri putativi del genere: tra questi, i Lunapop in 50 Special sui colli bolognesi, e c’è chi vede i prodromi addirittura nel Luca Carboni in moto da Bologna verso il Mare mare. Suscita un vespaio di polemiche la notizia dei 5000 euro pagati dal Comune a Calcutta per compilare la playlist di Capodanno 2018 suonata in diffusione nelle vie del centro di Bologna.
Calcio
L’ITPOP abbonda di citazioni legate al calcio: celebre è il verso “sei la Nazionale del 2006” (Questa nostra stupida canzone d’amore, 2018) dei TheGiornalisti, che chiuderanno la carriera con la canzone Maradona y Pelè. Calcutta canta Dario Hubner e «Chinaglia che non passa al Frosinone». Galeffi scrive la canzone Tottigol che inserisce nel suo album Scudetto. In pieno periodo ITPOP la Nazionale italiana di calcio fallisce la qualificazione ai Mondiali del 2018 (non succedeva da 60 anni), e sarà bocciata anche per i Mondiali successivi. Si può dire che da quando c’è l’ITPOP l’Italia non va più ai Mondiali.
Diesagiowave
È tra gli utenti del gruppo Facebook Diesagiowave che nasce il nome ITPOP, (scritto attaccato, in CAPSLOCK); il riferimento è ai fasti e all’edonismo del Britpop anni novanta. Diesagiowave è stato definito da Noisey “la massoneria dell’indie italiano” per la capacità di generare hype attorno ad alcuni artisti e lanciarne la carriera. Dopo aver letto quella definizione mi sono iscritto anch’io. Qualcuno ha condiviso sul gruppo FB un mio articolo “Per ogni cantante Itpop corrisponde un gruppo Britpop“, in tanti mi hanno insultato e augurato le peggio cose, comunque ho fatto un botto di views.
Etichette
Gli Anni Dieci in Italia sono un fiorire di etichette indipendenti abili a sfruttare le nuove possibilità dei social e delle piattaforme (per esempio Bomba Dischi, Garrincha, Maciste Dischi). Il web cessa di essere il male assoluto; si crea una spaccatura tra chi resta indietro lamentandosi della superficialità del web morte-della-musica, e chi va avanti sperimentando nuove strategie di comunicazione applicate alla musica indipendente. La maggior parte delle nuove etichette si chiamano “[nome] Dischi” e non più “[nome] Records”: l’italiano torna a essere la lingua di quelli che vogliono fare musica, diventare ricchi o morire provando.
La diffusione dell’ITPOP si verifica principalmente su Facebook, generando interazioni come like, commenti, condivisioni di video, partecipazioni all’evento, partecipazione a gruppi, richieste di amicizia, stalking su Messenger, spizzare profili di sconosciuti/e. Un ruolo non da poco è rivestito anche da YouTube con i video di cover che macinano numeri enormi di views (Asia Ghergo in questo senso è la star assoluta). Con l’evolversi delle abitudini social, il traffico si trasferisce su Instagram, in cui però sono i divi della Trap a cavalcare più abilmente le strategie di engagement e l’amministrazione delle vanity metrics. Su IG la presenza è presidiata più che altro da pagine che si chiamano Indie[qualcosa] che propongono frasi di canzoni famose ITPOP confezionate con grafiche graziose. TikTok resta una prateria ancora inesplorata – molti cantanti ITPOP non sono neanche presenti.
Gender Gap
Nell’ITPOP c’è un forte divario di genere: i cantanti sono quasi tutti di sesso maschile e le donne sono pochissime (potremmo ricordare forse Maria Antonietta, o al limite Levante). In questo aspetto l’analogia con il maschilismo del Britpop è molto marcata – benché non si possa ancora parlare di vero e proprio machismo come per quanto riguarda la Trap. La donna è invece molto presente nei videoclip, in cui spesso è protagonista una ragazza longilinea di bella presenza (si parla di “figa indie”).
Hype
L’ITPOP è puro hype, è la cresta dell’onda, è il qui e ora. È un genere di consumo. È innamorarsi follemente per tre-quattro giorni di una canzone, o di un artista, e poi passare oltre a un nuovo ascolto in loop. I gusti degli ascoltatori di hype sono di tipo binario: TOP / fa cagare, non ci sono molte sfumature comprese tra questi estremi. Ansia, disagio, malinconia: sono queste le emozioni che fanno il successo di un buon pezzo ITPOP con molta probabilità di agganciare l’algoritmo dell’hype e diventare virale.
Indie Italiano
L’ITPOP rappresenta il grande equivoco della parola Indie. L’Indie Italiano così come si è formato ed evoluto, negli anni novanta e anni zero, era per sua vocazione “alternativo”, sperimentale, intellettuale, colto, elitario, talvolta snobistico, romantico nel senso letterario del termine quindi con una vocazione naturale al fallimento. Il genere ITPOP diventa per molti sinonimo di “indie italiano” pur essendo incredibilmente il contrario di tutte le caratteristiche indiecate. Come è potuto accadere tutto questo? La ragione formale è che sia l’Indie che l’ITPOP nascono discograficamente come produzioni indipendenti. Ma in quanto ai contenuti, lo zeitgeist degli anni dieci – spesso indulgente allo sdoganamento sfrenato dei guilty pleasure delle intellighenzie – contribuisce al “vale tutto” artistico, e il romanticismo cede alla romanticheria. Contrordine compagni: il pop commerciale che finora abbiamo disprezzato ora è tempo di rivalutarlo. I primi semi di revisionismo (o riscoperta, a seconda dei punti di vista) risalgono probabilmente alla compilation di Rockit del 2012 in cui gli artisti indie (I Cani, Colpaesce, ecc) interpretano le canzoni degli 883.
Luoghi geografici
Le canzoni ITPOP compongono un vero e proprio atlante geografico di luoghi, paesi, città, indirizzi, quartieri, toponomastica, disseminati in innumerevoli testi dei cantanti. Da Frosinone a Portovenere, da New York alla Corea del Nord, da Rio de Janeiro a – ovviamente – Bologna, il canzoniere italiano degli Anni Dieci abbraccia il mondo intero. Esiste persino una mappa dei luoghi delle canzoni di Calcutta. Il gruppo comico Le Coliche ha fatto un bel video in merito. Perché tutto questo? Boh!
Mainstream
Mainstream di Calcutta è l’album simbolo dell’ITPOP. Prodotto da Niccolò Contessa (I Cani) costituisce il simbolico passaggio di testimone tra l’indie tradizionale e la nuova onda. È il 2015. Il ciclo di vita del genere dura qualche anno; possiamo datare la fine simbolica dell’ITPOP nel settembre 2019 con lo scioglimento dei TheGiornalisti.
Nomi
E allora facciamoli questi nomi dei principali cantanti ITPOP. Vado a braccio: Calcutta, Giorgio Poi, TheGiornalisti, Gazzelle, Lo Stato Sociale, Cosmo, Galeffi, Francesco De Leo, Canova, Frah Quintale, Ex-Otago, Coez, Germanò, Cimini, Colombre, Lemandorle, Fulminacci… Altri? Aggiungi nei commenti il tuo preferito che ho sicuramente dimenticato oppure ho fatto finta di non conoscere.
Oroscopo
Oroscopo di Calcutta è la mia canzone ITPOP preferita. Il giorno che l’ho sentita mi sono arreso. Mettiamola così: è stato il momento in cui ho iniziato ad accumulare tutte le conoscenze che vanno oggi a costituire l’articolo che state leggendo.
Piattaforme
Musica streaming, musica gratis. Il successo dell’ITPOP coincide con la grande cuccagna della musica gratis sulle piattaforme web. YouTube è di uso comune. Sale alla ribalta Spotify e molti riescono a craccare gli abbonamenti. Per gli artisti emergenti l’“inserimento in playlist” vale oro. I big iniziano a usare espressioni come FUORI ORA, OVUNQUE, SU TUTTE LE PIATTAFORME, come fosse il lancio di uno shuttle aerospaziale. Le call-to-action sui post di lancio e sulle bio sono PRE-SALVA, PRE-ORDINA, ASCOLTA ORA. Non muore mai l’ineluttabile CLICCA QUI.
Quarto potere?
“È la stampa, bellezza!” o meglio, era. Gli anni dell’ITPOP sono estremamente turbolenti per le testate musicali. Si consuma un vero e proprio cambio di paradigma (in quegli anni va un sacco di moda dire cambio di paradigma). Le riviste cartacee entrano in crisi. Nel 2018 chiude Il Mucchio Selvaggio. Nel 2019 Rolling Stone Italia elimina la versione cartacea ed esce solo in digitale. Sono invece gli anni delle webzine musicali, che si moltiplicano e vanno a popolare il folto sottobosco all’ombra dei siti di giornalismo musicale più storici (SentireAscoltare, OndaRock, Rockol…). I collaboratori delle webzine scrivono (e fotografano) gratis, la moneta di scambio è l’accredito per i concerti. Le recensioni hanno toni quasi sempre positivi, va un po’ in soffitta l’arte della stroncatura. Rockit abbraccia l’ITPOP e lo rende protagonista al Miami. Su DLSO appare la Guida all’estate 2K17 a cura della celebre pagina Facebook Tommaso Paradigma, di lì a poco misteriosamente scomparsa nel nulla – un altro misterioso cambio di paradigma.
Riccione
Riccione dei TheGiornalisti è l’apice dell’ITPOP come fenomeno di massa. È il successo assoluto dell’estate 2017. È probabilmente l’ultimo vero tormentone estivo che abbiamo avuto in Italia. Il videoclip cita esplicitamente la serie anni novanta Baywatch. Tra gli autori della canzone, oltre a Tommaso Paradiso, figura Dario Faini (Dardust, il musicista e produttore più richiesto di questi anni) e Alessandro Raina (personaggio simbolo dell’indie italiano anni zero, già cantante dei Giardini di Mirò, solista, leader degli Amor Fou, e poi negli Anni Dieci autore per Malika Ayane, Emma Marrone, The Kolors, Fedez…). Nel 2020 esce il film “Sotto il sole di Riccione”, su soggetto di Enrico Vanzina, regia di YouNuts! e un cameo di Tommaso Paradiso.
Scusa
Un topos delle canzoni ITPOP è chiedere scusa. Perché? Boh, così, un po’ per finta un po’ per davvero. «Scusa se non è lo stesso di tanti anni fa” (Frosinone, Calcutta); «Scusa ma non riesco proprio a uscire stasera» (Il posto più freddo, I Cani); «Scusa se adesso ti appartengo un po’” (Tottigol, Galeffi); «E scusa sai ma non ci penso più» (Missili, Frah Quintale); «Scusa se penso a voce alta» (Se piovesse il tuo nome, Elisa e Calcutta); «Scusa non mi piace viaggiare» (Non mi piace viaggiare, Giorgio Poi). E quindi? “Fa niente” (primo album di Giorgio Poi, 2017).
Troll
Lo scherzo del cantante inesistente costruito ad arte (con canzoni costruite ad arte) in modo che sembrasse un nuovo autentico cantante ITPOP: chi si ricorda di Cambogia? In un articolo di Federico Sardo su Vice, “Come trollare la scena indie italiana”, si leggono le parole degli organizzatori del bluff: “Cambogia non esiste. Cambogia è un personaggio di fantasia creato da Ground’s Oranges. Il progetto nasce ad agosto 2016 come estremizzazione della figura del cantante indie e come esperimento sociale volto a sottolineare la maggiore importanza attribuita all’hype rispetto alla reale proposta musicale. Andrea, che voi identificate come Cambogia, non sa cantare e non sa suonare, non è nemmeno un attore, è solo un amico che ha prestato il volto giusto a questa causa…».
Una vita in vacanza
L’ITPOP conquista anche il Festival di Sanremo. Nel 2018 la canzone dei Lo Stato Sociale Una vita in vacanza si classifica seconda, dietro Non mi avete fatto niente di Ermal Meta e Fabrizio Moro. Lodo Guenzi & compagni sono vincitori morali, date le controversie sulla canzone vincitrice che non rispetta completamente il regolamento. «Una vecchia che balla» è la frase simbolo dell’edizione. Nell’anno successivo, sul palco dell’Ariston arriva una quantità senza precedenti di artisti “indipendenti”, tra cui Motta, Zen Circus, Ex-Otago, e colui che si vocifera sia la voce del misterioso cantante Liberato, Livio Cori.
Venditti
«La musica italiana finto “indie” che gira adesso è praticamente il peggior Venditti. Anzi, è il peggior Venditti fatto male perché lo fa gente che non sa cantare e non sa suonare» cit. Manuel Agnelli, 2017. «Il peggio del peggior Venditti è comunque meglio del miglior Agnelli» cit. Tommaso Paradiso, a stretto giro. Al di là di questa schermaglia generazionale, è indubbio che Antonello Venditti è nume tutelare dell’ITPOP. Tommaso Paradiso lo considera tra le sue influenze. Il videoclip di Frosinone di Calcutta – quello con Calcutta sulla pianola mobile che gira per le strade di Latina – cita quello di Grazie Roma. La strofa di Tubature di Giorgio Poi corrisponde praticamente alla melodia di Ricordati di me.
Zoomers vs. Boomers
L’ITPOP ha segnato la divisione tra due generazioni di ascoltatori “indie”. Da una parte, quelli più vicini ai Baby Boomers e Generazione X, che si sono formati sui compact disc, che idealizzano il rock alternativo anni novanta (Afterhours, Marlene Kuntz, C.S.I.) e rimpiangono gli anni-zero-indie-vero (cit. Max Collini) di Offlaga Disco Pax, Baustelle, Le luci ecc. Dall’altra parte, i Millennials e la Generazione Z, per cui l’ITPOP rimane colonna sonora della giovinezza, e funge da “anni ottanta” per chi non ha mai vissuto gli anni ottanta – quindi un periodo frizzante, frivolo, un po’ fregnone, che caratterizza gli ultimi anni di benessere della società italiana prima dei nefasti anni venti. Vorrei specificare meglio: sul web ho trovato un sito che ha del pazzesco – Cronache dell’Itpop – che mette in fila una dettagliatissima cronologia di avvenimenti che riguardano gli artisti che con l’ITPOP hanno a che fare da vicino o da lontano. La maratona/cronologia parte simbolicamente dalla pubblicazione di Socialismo tascabile degli Offlaga Disco Pax (2005) e si interrompe di colpo in un giorno qualsiasi del 2018, senza apparente motivo. Leggendo questo sito mi colpisce la distinzione tra ITPOP e quello che viene chiamato “old italian indie”, definizione coniata presumo dallo stesso autore della cronologia. Quali che siano le definizioni – e la misteriosa interruzione del percorso – è evidente la faglia aperta tra due differenti generazioni.

Cari amici di Extended Play, se le cose stanno così, ammettiamolo: le nostre simpatie sono sempre state per l’“old italian indie”.
Ma quanto si stava bene quando c’era l’ITPOP?
Praticamente uno stato cuscinetto tra l’indie e il mainstream. Un genere canaglia, un Paradiso fiscale.
Ammettiamo anche questo: non siamo senza peccato.
Da qualche parte anche nella nostra cronologia rimane traccia di un po’ di speculazione, riciclaggio, corruzione ITPOP.
E di qualche film anni ottanta.
Paolo Albera scrive di musica per chi non legge di musica, sul MySpiace.
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