La curiosità ci ha portato ad intervistare due interessantissime band e a chiacchierare sulla loro musica e sull’attuale scena underground argentina.

[Tempo di lettura: 14 minuti]

La curiosità è un prerequisito fondamentale per gli amanti di musica e, su questo, penso che siamo tutti d’accordo. La ricerca di nuovi suoni, di cose diverse, di artisti mai sentiti, di soluzioni sorprendenti è quello che muove un appassionato.

Ci chiediamo spesso cosa succede nel mondo musicale che esiste al di fuori di quei due poli che sono la nostra comfort zone (e spesso la nostra gabbia), e cioè l’Italia e il blocco dei paesi angolofoni (Usa/Uk su tutti ma anche Canada, Australia, Irlanda). Ci sono paesi e zone del mondo da cui la musica ci arriva più spesso rispetto ad altri. Pensate solo al nord Europa: Belgio, Norvegia, Svezia, Islanda sono fucine continue di artisti, band e dischi meravigliosi. Però rimangono sempre dei vicini di casa.

Ma cosa succede dall’altra parte del mondo? Ad esempio, vi siete mai chiesti se in altri paesi, musicalmente poco noti, esiste una scena musicale interessante? Se c’è qualcosa che abbiamo sempre ignorato, per disinteresse o semplicemente perché non ne siamo mai entrati in contatto?

Prendiamo ad esempio l’Argentina: nazione di 47 milioni di abitanti e un territorio enorme (ottava nazione al mondo per superficie). Musicalmente come sono messi? Sì certo, il tango e il latin jazz. Ok, i Los Fabulosos Cadillacs (per i reduci delle serate della Festa di Liberazione degli anni ‘90). Sì, anche Marie Claire D’Ubaldo e la sua famosissima one hit wonder (per i reduci delle cicloniche Lorena Forteza e Natalia Estrada, sempre di anni ‘90 si tratta). E poi? Noi ci siamo accorti di non saperne molto altro, fino a qualche anno fa. Grazie ai social, al passaparola digitale, siamo entrati in contatto con alcune piccole realtà (si usa ancora il termine underground?) che ci hanno incuriosito tantissimo.

Ultimamente anche KEXP (la celebre stazione radio di Seattle) deve essersene accorta e ha organizzato proprio un evento a Buenos Aires mandando uno dei suoi volti più famosi e importanti, Cheryl Waters (a cui tutti dobbiamo dire grazie per tutti questi anni in cui ci ha fatto ascoltare e scoprire musica favolosa). Il KEXP live from Argentina ha coinvolto 12 gruppi per altrettanti live set trasmessi in diretta (e recuperabili in modo completo sul canale youtube dell’emittente, questo il link alla playlist con tutte le esibizioni).

Nella lunga lista di band e artisti presenti ci sono stati due nomi che già stavamo seguendo con interesse: si tratta dei Riel e delle Fin Del Mundo.
I primi sono in giro dal 2010, inizialmente in duo (Mora Riel: chitarra e voce / Germán Loretti: batteria), ora in formazione più allargata. Per loro 4 dischi in studio, 2 Ep e soprattutto un nuovo disco in arrivo. Cosa fanno? Un bel mix di indie rock, shoegaze e dream rock.
Le seconde esistono da meno tempo, dal 2019, e sono quartetto tutto femminile (Julieta Heredia: chitarra / Julieta (Tita) Limia: batteria / Lucía Masnatta: chitarra e voce / Yanina Silva: basso e cori). Cosa fanno? Un post-rock che sfugge alle trappole di un genere che, per lungo tempo, ha rischiato di rimanere troppo fedele a se stesso.
A parte queste etichette, il consiglio rimane quello di farvi un’idea con le vostre orecchie. Ad esempio, tra le tante bellissime canzoni, vi consigliamo TKM e Paseo Psicodelico dei Riel, La noche e El próximo verano delle Fin del Mundo.

Nel frattempo noi abbiamo deciso di contattare entrambe le band per un’intervista, così da sapere di più su di loro ma anche su quello che sta succedendo musicalmente in Argentina.

Un grosso ringraziamento a Alberto De Righi per la traduzione in spagnolo.

Il set delle Fin del Mundo a KEXP Live from Argentina
Il set dei Riel a KEXP Live from Argentina

EP: Partiamo dalla più recente esperienza, ovvero il live a KEXP: come siete stati contattati e, soprattutto, che atmosfera c’era il giorno del live? Vi siete goduti quel momento magico (dalle immagini sembra proprio di sì)?

Riel: Il set live KEXP in Argentina è stata un’esperienza straordinaria che non dimenticheremo mai. Nel momento in cui abbiamo ricevuto l’invito via mail, non ci potevamo credere e ci sentiamo molto fortunati ad aver potuto farne parte. Il giorno dello show c’era una bella energia da parte della produzione, del pubblico e del nostro team. Ci siamo davvero divertiti.

Yan (Fin del Mundo): Siamo state contattate direttamente dalla produzione KEXP, prima su Instagram e poi ufficialmente via email. Credo che non dimenticheremo mai ciò che abbiamo provato quando abbiamo aperto la mail e abbiamo trovato un messaggio da KEXP che ci invitava a una sessione live. Non potevamo crederci.
Abbiamo avuto l’opportunità di provare i suoni il giorno prima e conoscere il luogo in cui si sarebbe svolto il nostro set, quindi ci siamo acclimatate e questo ci è servito molto, ma la tensione c’era tutta. Quella notte nessuno è riuscito a dormire. Il giorno dopo l’abbiamo vissuto come un sogno, e tutto era perfetto: il luogo (il Kirchner Cultural Center), l’ora del giorno, il paesaggio incorniciato del Río de la Plata, in sintonia tra noi e godendoci il momento (anche emotivamente). Era perfetto e alla fine siamo uscite di lì felici.

Lu (Fin del Mundo): Anche la sorpresa è stata doppia perché non sapevamo nemmeno che si sarebbe tenuto un KEXP Live dall’Argentina, abbiamo scoperto tutto proprio nel momento in cui abbiamo ricevuto la mail di invito. Il giorno del concerto ci siamo divertite moltissimo, con i nostri amici e la famiglia sul posto, abbiamo letteralmente realizzato un sogno.

Fin del Mundo (foto di Santiago Vellini)

EP: Come ci si prepara ad un evento del genere, trasmesso live e registrato da tante telecamere contemporaneamente? L’avete gestito come se fosse un concerto normale?

Riel: Ci siamo preparati come sempre, provando molto, in questo caso quasi tutti i giorni. Quando le canzoni sono ben rodate, è come se le telecamere e le tensioni scomparissero e tutto ciò che rimane è abbandonarsi alla musica.

Lu (Fin del Mundo): Per prima cosa abbiamo deciso la tracklist, volevamo che ci fossero le nostre canzoni migliori e ci siamo prese il rischio di aggiungere una canzone inedita. Da lì abbiamo iniziato a trovarci per provare la scaletta, per giorni e giorni, oltre a provare anche individualmente, da sole ognuna a casa sua.
Abbiamo anche iniziato a provare in sale dotate di in-ear perché eravamo consapevoli che la cosa più importante era abituarsi a usare questo sistema, anche perché non li avevamo mai usati tutte e quattro contemporaneamente, così da arrivare ad una qualità audio degna di una sessione di KEXP.
Per quanto riguarda le telecamere, non sapevamo esattamente come sarebbe andata, se sarebbero state lontane o più vicine a noi. Quando siamo andate sul posto e abbiamo visto il set allestito, è stato scioccante, ognuna aveva una telecamera a un centimetro di distanza, ma penso che abbiamo gestito il tutto in modo naturale, concentrandoci sulla musica e sfruttando l’opportunità data dall’avere delle persone a riprendere la nostra performance. Siamo grandi fan di KEXP e ci troviamo sempre insieme per guardare i loro live, quindi già eravamo a conoscenza del loro ottimo occhio per le riprese.

Tita (Fin del Mundo): Con la batteria la preparazione è stata intensa. Per due mesi ho provato quotidianamente la scaletta. Era breve, quindi mi sono bastati 25 minuti al giorno, non avevo scuse, ahah. Oltre a ciò, in quei mesi mi sono preparata a suonare i pezzi a metronomo: è una cosa che non avevo mai fatto prima perché alcune canzoni hanno cambi di tempo nel mezzo, e ho sempre pensato che non avesse molto senso farlo. Quindi abbiamo dovuto preparare bene le tracce di metronomo per tutte quelle canzoni che hanno dei cambi di tempo, e abbiamo provato molto assieme per abituarci al click. Volevamo che lo show fosse il più professionale possibile. E penso che siamo riuscite a raggiungere l’obiettivo.

Riel live KEXP from Argentina (foto di Julieta María)

EP: Ammettiamo di conoscere pochissimo della parte più rock dell’Argentina. Ancora meno se pensiamo a band alternative rock. Che rapporto c’è fra Argentina e la musica? Ci sono delle scene underground più o meno definite? 

Riel: La scena musicale argentina è molto ampia e variegata. Siamo molto orgogliosi di far parte di un movimento culturale così vasto senza essere incasellati in una scena particolare, ma condividendola con quanti più artisti possibile.

Lu (Fin del Mundo): Ci sono scene che mutano e cambiano continuamente, la scena post-pandemia comprende di tutto, molta trap e urban, musica elettronica, rock, pop. C’è un pubblico per tutti i gusti e c’è grande partecipazione a eventi e concerti. Quella a cui siamo più vicini è la scena rock underground, con band che stanno iniziando a conquistare un pubblico abbastanza vasto come Mujer Cebra con il loro grunge o il post punk dei Buenos Vampiros.

Tita (Fin del Mundo): Quello che è accaduto alla musica alternativa in Argentina dopo la pandemia ci ha ridato fiducia nel rock. La scena trap / rap / reggaeton qui è molto importante, ci sono artisti come Duki, Cazzu, Paulo Londra, Nicki Nicole, ecc., ed è attualmente la scena musicale più forte del Paese, anche a livello internazionale. A metà del 2014/2015, quando questo movimento ha cominciato a prendere molta forza, pensavamo che le nuove generazioni, gli adolescenti contemporanei, non avrebbero più voluto andare a vedere band o ascoltare musica alternativa e che in giro ci sarebbe stata solo la trap e i suoi derivati. È stata una grande sorpresa quando, con la fine della pandemia, un gran numero di gruppi alternative rock ha cominciato ad emergere e il pubblico è triplicato (e ringiovanito!). Anche il pogo è tornato. Ciò ha fatto sì che le band possano crescere. Perché c’è un’ottima accoglienza e tanti giovani che vogliono ascoltare nuova musica, vogliono ascoltare e suonare strumenti, vogliono ballare, pogare o magari solamente lasciarsi trasportare dalla musica. Siamo contente che non sia morto tutto con il boom della urban music e che sia stato solo un falso allarme, ahah.

Buenos Vampiros – Desmotivada

EP: C’è un nuovo gruppo argentino che volete consigliarci, in particolare? Siamo sempre alla ricerca di nuove band di qualità.

Riel: Ci sono molte band e artisti locali che amiamo, come Juana Molina, Atrás Hay Truenos, El Club Audiovisual, Lara91k, Buenos Vampiros, Playa Nudista e molti altri.

Yan (Fin del Mundo): Attualmente la scena musicale argentina è piuttosto attiva dopo la pandemia, il che ci rende molto felici. Abbiamo anche notato molta collaborazione tra artisti, anche di stili diversi, in cui condividono con successo il palco e il pubblico. Alcune band che vediamo rappresentare tutto questo sono: Buenos Vampiros, Mujer Cebra, La Real Academia, Plenamente, Nadar de Noche, YON, Losa Radiante.

Tita (Fin del Mundo): Anche se nelle Fin del Mundo sono la batterista, suono anche il basso in un’altra band chiamata Nadar de Noche e ovviamente li consiglio, ahah.

Juli H (Fin del Mundo): A quelli citati prima dalle ragazze aggiungo Polgar 3, Elhombreanormal, Las Mañanas, Entidad Animada, Sur.I.Name, Shaman Herrera.

Nadar de Noche – Otra forma

EP: Com’è, dal vostro punto di vista, la situazione delle donne nella musica, soprattutto in Argentina? Abbiamo notato che nella selezione dei 12 nomi per Kexp Argentina, sono state scelte parecchie artiste e questo ci fa molto piacere.

Riel: Siamo molto felici che ci sia sempre più spazio per le musiciste donne e una maggiore consapevolezza di genere all’interno della scena musicale, in Argentina e in tutto il mondo. Anche se crediamo che ci sia bisogno di continuare a lottare per questi spazi, vediamo un grande miglioramento in tal senso e questo è molto importante.

Tita (Fin del Mundo): Per fortuna oggi ci sono molte donne che suonano in band e con le quali condividiamo il palco. Penso sia passato molto tempo dall’ultima volta che abbiamo suonato in una situazione in cui non c’era nemmeno una donna. A volte è successo che le donne fossero la maggioranza in un festival e questo è incredibile. Il fatto che le ragazze siano incoraggiate a suonare strumenti, mettere insieme band e sentirsi emancipate, è qualcosa che celebreremo sempre.

Juli H (Fin del Mundo): Nel nostro Paese, anche l’emanazione della legge sulla quota femminile nei festival ha aiutato molto, anche se c’è ancora spazio per continuare a lottare per condizioni migliori, soprattutto per le band underground. Sul palco fortunatamente vediamo una maggiore rappresentanza di donne e in generale una maggiore diversità, e a poco a poco si aggiungono produttrici, manager, organizzatrici, tecnici del suono donne.

Fin del Mundo – La distancia

EP: [per FdM] Ascoltando i vostri pezzi, la cosa che colpisce è che si tratta di canzoni senza tempo: non sono caratterizzate da elementi di un certo periodo storico musicale, potrebbero essere state scritte 30 anni fa oppure domani. C’è una sensazione bellissima di sospensione temporale. Quanto lavorate sulla scrittura e sugli arrangiamenti? Siete una di quelle band che non sono mai soddisfatte della resa finale oppure, grazie all’affiatamento, riuscite a gestire velocemente tutte le fasi di una canzone?

Juli H (Fin del Mundo): Una caratteristica molto particolare della nostra band è che tutte noi quattro contribuiamo alla scrittura di tutte le canzoni. Di solito non arriviamo con qualcosa di strutturato cosicché le altre aggiungano i loro arrangiamenti, ma le canzoni emergono e si sviluppano durante le prove. Improvvisiamo un po’ e poi selezioniamo le parti che ci piacciono di più per iniziare a mettere insieme una canzone, ed è lì che diventa complicato perché devi essere d’accordo su ogni dettaglio. Ma è la cosa migliore, dedichiamo molto tempo alla composizione finché non siamo soddisfatte e spesso capita che le nuove canzoni diventino le nostre preferite, quindi stiamo riuscendo nell’intento, senza essere ripetitive.

Fin del Mundo live KEXP from Argentina (1-2: foto di Julieta María – 3: foto di Silvina Frydlewsky)

EP: La decisione di cantare in lingua spagnola, facendo un genere in cui l’inglese è un po’ lo standard mondiale, è stata una decisione per voi naturale fin dall’inizio oppure avete, ad un certo punto, deciso di cambiare dall’inglese allo spagnolo? E la scelta dello spagnolo è stata fatta per una maggiore comunicatività oppure è la normalità per la scena argentina?

Riel: Fin dall’inizio componiamo e cantiamo in spagnolo, è ciò che ci viene naturale e amiamo portare la nostra lingua in altri posti, poterla condividere con persone di altri paesi. Ci piace anche ascoltare la musica in altre lingue e godere della sua poesia, diversa dalla nostra, per poter imparare e arricchirci da essa.

Tita (Fin del Mundo): In Argentina è molto raro che una band canti in inglese. Semplicemente non funziona, ecco perché tutti i gruppi cantano e scrivono in spagnolo, non pensiamo alla musica come a un prodotto “per l’esportazione”. E anche se fortunatamente negli ultimi mesi le nostre canzoni sono state ascoltate in tutto il mondo, sono nate per trasmettere ciò che sentiamo e sarebbe molto strano per noi farlo in un’altra lingua. È pazzesco quanti commenti sul video del set di KEXP si focalizzano su questo, dicono cose come “Non capisco una parola di quello che stanno dicendo, ma mi piace”, o “Mi hanno fatto venire voglia di studiare lo spagnolo”. È spettacolare che la tua musica riesca a rompere la barriera linguistica. La musica è il linguaggio universale, senza dubbio.

Juli H (Fin del Mundo): È più comune che il primo gruppo che formi da adolescente faccia canzoni in inglese, come è successo a me e succede molto in altre città al di fuori di Buenos Aires. Sono cresciuta in un posto molto lontano dalla capitale, nella Terra del Fuoco, e vedo che succede la stessa cosa in tante altre province: non ascoltavamo tanto il “rock nazionale” perché ci mancava di vedere questi gruppi dal vivo; i Pixies o la band argentina indie del momento erano sullo stesso piano da questo punto di vista, perché ugualmente distanti, e quindi alla fine preferivamo le band straniere. Ma anni dopo, andando a vivere a Buenos Aires, abbiamo scoperto che è molto importante costruire e sostenere progetti locali, far parte di una scena, comprare dischi, andare ai concerti e consigliare band amiche per crescere insieme.

Riel – Nocturno

EP: [Per i Riel] Ascoltando tutto quello che avete prodotto, è interessante notare quanti elementi diversi, nel corso del tempo, avete inserito nella vostra musica e quante influenze avete incorporato, riuscendo nel difficile compito di essere sempre riconoscibili ma, un poco alla volta, siete sempre capaci di essere diversi. Inoltre avete iniziato come duo e, a poco a poco, la formazione si è allargata fino ad essere in quattro. Guardando indietro al vostro percorso musicale, quanto è stato lineare o quanto invece ci sono stati dei momenti di svolte brusche e di decisioni “drastiche”?

Riel: Siamo sempre stati interessati a sperimentare con la strumentazione e con la formazione della band. Prima come duo chitarra-batteria, alla ricerca di un suono diverso e poi, col passare del tempo, aggiungendo nuovi elementi. Il nuovo album in uscita quest’anno contiene il basso, nuovi arrangiamenti di chitarra e sintetizzatori oltre alle solite potenti batterie e chitarre. In 12 anni, come band, ci sono stati e continuano a esserci molti momenti di cambiamento, il che può essere difficile ma siamo contenti che sia così perché questo fa sì che il progetto continui a mutare e rimanga fresco.

Riel live KEXP from Argentina (foto di Mariana LKH)

EP: [per i Riel] In questi anni avrete suonato tantissimo e in tante situazioni diverse: c’è qualcosa della dimensione dal vivo che apprezzate di più?

Riel: Suonare dal vivo è una delle esperienze che ci piace di più, poter condividere la nostra musica direttamente con il pubblico e sentire la sua risposta è qualcosa di bellissimo.

EP: [Per i Riel] Una domanda specifica per Mora: hai un suono di chitarra sempre interessante e su Instagram abbiamo visto tante foto della tua strumentazione. Come lavori sul suono e quanto sei “nerd” dal punto di vista dell’uso dei pedali?

Mora (Riel): Sono una grande fan nel provare e sperimentare con i pedali e giocare con i diversi effetti. Mi piacerebbe essere più nerd di quanto sia in realtà e saperne molto di più, per cui cerco sempre informazioni, faccio domande e chiedo ad altr* chitarrist* così da imparare da loro.

EP: [per FdM] Avete pubblicato fino ad ora due Ep. Possiamo dire che l’Ep è un formato che vi piace particolarmente e lo sentite più vostro di un disco intero oppure è una semplice coincidenza e, in futuro, vi concentrerete sui full lenght? 

Tita (Fin del Mundo): Adesso stiamo lavorando al nostro primo album. La scelta di un Ep per presentarci al mondo è stata obbligata perché, almeno in Argentina, se hai una band e vuoi suonare dal vivo, devi avere del materiale registrato. Quindi, non appena abbiamo scritto le nostre prime quattro canzoni, le abbiamo subito registrate. Per qualcuno è stata una decisione affrettata, ma per fortuna è stato un successo! Il secondo EP (“La ciudad que dejamos”) doveva far parte di un album più lungo. Ma la pandemia ha fatto ritardare così tanto i piani che abbiamo deciso di pubblicare le prime quattro canzoni registrate come Ep, perché volevamo sfruttare lo slancio che ci ha dato il primo Ep e non passare troppo tempo senza pubblicare nuovo materiale. Il nuovo Lp sarà composto da brani inediti.

EP: [per FdM] Avete scelto due illustrazioni molto evocative come copertine per i vostri due Ep (uno di Lucas Leandro Andreu per l’omonimo lavoro e uno di Oscar Málaga per “La ciudad que dejamos” (la traduzione italiana del titolo è “La città che abbiamo lasciato”), è solo una coincidenza oppure una scelta ben precisa?

Yan (Fin del Mundo): Scegliamo ogni visual artist dopo averne seguito il lavoro e confidando nelle scelte e nella riuscita del risultato finale. Lucas, oltre ad essere un grafico e illustratore, è anche un musicista e condivide una band con Tita (Nadar de Noche), quindi lo conosciamo bene anche dal punto di vista personale.
Oscar l’abbiamo conosciuto prima come musicista, e poi abbiamo esplorato il suo lavoro nelle arti visive. Quando abbiamo visto cosa sa fare, abbiamo capito che l’artwork de “La ciudad que dejamos” doveva curarlo lui.
Abbiamo anche avuto l’opportunità di lavorare con Jesica Bianchi che ha illustrato i due singoli che hanno anticipato il nostro secondo Ep, e di questo siamo molto contente.
In tutti i casi, prima pensiamo fin dove vogliamo portare la parte visiva e poi, di comune accordo, comunichiamo l’idea agli artisti, fidandoci della tecnica e dell’estetica di ciascuno di essi.

Fin del Mundo (foto di Julieta María)

EP: Chiudiamo con una domanda classica: che progetti avete per il futuro? Cosa vorreste vedere nel vostro futuro? Ma soprattutto: verrete mai a suonare in Italia?

Riel: In questo 2023 sono in arrivo tante sorprese. Il nostro quinto Lp è uscito per Casa del Puente Discos e Buen Día Records, e stiamo organizzando uno show molto speciale per presentarlo. Sono in arrivo anche i tour e sarebbe fantastico poter portare la nostra musica in Italia, speriamo presto.

Tita (Fin del Mundo): Per ora continuiamo a lavorare sulle canzoni che faranno parte del nostro primo Lp. Vogliamo viaggiare anche per vedere altre città, sia in Argentina, dove abbiamo ancora molta strada da fare, sia in altri Paesi. Purtroppo per le band argentine è molto difficile viaggiare all’estero, perché è molto costoso ed è difficile senza sovvenzioni o sostegni finanziari. Portare in Europa la nostra musica è il sogno più grande. Un giorno accadrà, siamo fiduciose. Per i nostri mezzi sarebbe un investimento per ora quasi impossibile da affrontare, ma unendo le forze con una casa di produzione o un festival, secondo noi sarebbe super fattibile. Ma hey, è il sogno del 100% dei musicisti americani, hehehe.

Juli H (Fin del Mundo): Viaggiare con la musica e condividere il palco con band che ammiriamo è un nostro sogno ricorrente. Un altro si è già avverato (suonare al KEXP) e ci ha aperto le porte per essere ascoltate in altre parti del mondo. Ci piacerebbe venire a suonare in Italia e bere i vostri vermouth!
Quest’anno uscirà anche un’edizione speciale in vinile dei nostri due Ep raccolti in un unico album e ne siamo molto contente. Più volte abbiamo avuto richieste di una versione fisica dei dischi ma non potevamo fare un investimento del genere, essendo una band totalmente autofinanziata. Fortunatamente un’etichetta spagnola ci ha contattate per renderlo possibile e presto annunceremo maggiori dettagli sui nostri social network.


Riel sul web

Bandcamp

Instagram

Facebook

Youtube

Fin del Mundo sul web

Sito ufficiale

Bandcamp

Instagram

Facebook

Youtube

[Tiempo de lectura: 14 minutes]

La curiosidad es requisito fundamental para los amantes de la música y, acerca de eso, pienso que todos estamos de acuerdo.

La búsqueda de nuevos sonidos, de cosas diversas, de artistas desconocidos, de soluciones sorprendentes es lo que mueve un apasionado.

Nos preguntamos a menudo que es lo que pasa en el mundo musical que queda afuera de aquellos dos polos que representan nuestra zona de confort (muy a menudo nuestra jaula), pues Italia y el bloque de los países de habla inglesa (Estados Unidos/ Reino Unido sobretodo, pero también Canadá, Australia, Irlanda). Italia recibe influencia musical mas a menudo de esos países que por otros. Piensa en el norte de Europa: Bélgica, Noruega, Suecia, Islandia que producen continuamente artistas excelentes, bandas y álbumes maravillosos. Pero no tienen mucha influencia aquí en Italia.

Y ¿qué sucede del otro lado del mundo? ¿Nunca se han preguntado si en otros países, que no conocemos, existe una escena musical interesante? Si hay algo que siempre hemos ignorado, por desinterés o simplemente ¿porqué nunca quisimos establecer contacto?

Por ejemplo Argentina: país de 47 millones de habitantes en un territorio enorme (octava nación en el mundo por territorio). ¿Qué pasa musicalmente en esos lares? Sí claro, el tango y el latin jazz. Ok, algunas bandas conocidas en Italia de alguna manera (Los Fabulosos Cadillac) o hit de verano (Marie Claire D’Ubaldo). ¿Luego qué? Nosotros nos dimos cuenta que no conocíamos muchos hasta hace algunos años atrás. Gracias a los social network, al boca a boca digital, hemos entrado en contacto con algunas pequeñas realidades (¿aun se usa el termino underground?) que movieron nuestra curiosidad.

Últimamente también los KEXP (la famosa estación de radio de Seattle) se dieron cuenta y han organizado un evento justo en Buenos Aires enviando uno de sus personajes más importantes, Cheryl Waters (que es una gran investigadora de nuevas realidades y nos hizo escuchar música fabulosa). El KEXP live from Argentina involucró 12 bandas y 12 live set transmitidos en directo (que se pueden ver por completo en el canal Youtube de la emisora, y en el link a la playlist de todas las exhibiciones).

En esa lista de bandas y artistas presentes hay dos nombres que ya estábamos siguiendo con mucho interés: Riel y Fin del Mundo.
Los primeros comenzaron desde 2010, en principio en dúo (Mora Riel: guitarra y voz / Germán Loretti: batería), ahora ya se agregaron otros componentes. Para ellos 4 álbumes en estudio, 2 EP y sobretodo un nuevo disco en salida. ¿Qué hacen? Una mistura de indie rock, shoegaze y dream rock.
Las segundas son mas recientes, 2019, y son un cuarteto femenino (Julieta Heredia: guitarra / Julieta (Tita) Limia: batería / Lucía Masnatta: guitarra y voz / Yanina Silva: bajo y coros). ¿Qué hacen? Un post-rock que se escapa de las trampas de un genero que, por mucho tiempo, ha arriesgado de quedarse demasiado fiel a si mismo.
Ademas de esas etiquetas, les aconsejamos de escuchar con sus propios oídos y formarse su propio criterio. Por ejemplo, entre tantas canciones increíbles, recomendamos TKM y Paseo Psicodelico de los Riel, La noche y El próximo verano de las Fin del Mundo.

Mientras tanto decidimos contactar ambas bandas para entrevistarlas, para conocer mas acerca de sus proyectos y también sobre lo que está pasando musicalmente en Argentina.

La sesión de las Fin Del Mundo en KEXP Live from Argentina
La sesión de los Riel en KEXP Live from Argentina

EP: Arrancamos desde la mas reciente experiencia, el live al KEXP: ¿cómo han sido contactados? Y sobretodo, ¿qué atmósfera había el día del concierto? ¿Han gozado de aquel momento mágico? Viendo las imágenes parece que sí.

Riel: La sesión de KEXP en vivo en Argentina fue una experiencia increíble que nunca vamos a olvidar. Desde el momento en que recibimos el mail a modo de invitación, no lo podíamos creer y nos sentimos muy afortunados de poder formar parte. El día del show hubo una energía super linda de parte de la producción, el público y nuestro equipo. Lo disfrutamos muchísimo.

Yan (Fin del Mundo): Fuimos contactadas directamente de la producción de KEXP, primero por Instagram y después formalmente por mail. Algo que creo que jamás vamos a olvidar es lo que sentimos cuando abrimos el correo de Fin del Mundo y tener un mail de KEXP invitándonos a una sesión en vivo. No podíamos creerlo. 
Tuvimos la oportunidad de probar sonido un día antes y conocer el lugar donde iba a llevarse a cabo nuestra sesión, así que nos ambientamos y corrimos con esa ventaja, pero los nervios seguían intactos . Esa noche ninguna pudo dormir. Al día siguiente lo vivimos como un sueño, y fue todo perfecto: desde el espacio (Centro Cultural Kirchner), el momento del día, el paisaje enmarcado del Río de la Plata, escuchándonos muy bien y disfrutando (aun con nervios) todo lo que estaba pasando. Fue perfecto y nos fuimos felices.

Lu (Fin del Mundo): El impacto fue doble también, porque nosotras ni siquiera sabíamos que se iba a hacer un KEXP Live from Argentina, directamente nos enteramos de todo cuando nos llega el mail de invitación. El día del concierto la pasamos increíble, con nuestros amigos y familiares en el lugar, cumpliendo un sueño literalmente.

Fin del Mundo (foto: Santiago Vellini)

EP: ¿Cómo prepararse para un evento live así? lleno de cámaras por todas partes. ¿Lo manejaron como si fuera un concierto normal?

Riel: Nos preparamos como siempre, ensayando mucho, en este caso casi todos los días. Sentimos que cuando las canciones están bien frescas y afianzadas, es como si las cámaras y los nervios desaparecieran y solo queda entregarse a la música.

Lu (Fin del Mundo): Primero decidimos la lista de temas, queríamos que estuviesen nuestras mejores canciones y nos arriesgamos a sumar una canción nueva que aún no está editada. Así que fue eso, juntarnos a ensayar esa lista días y días. Como también ensayar en nuestras casas solas, cada parte por separado.
Además empezamos a ir a salas de ensayo que cuentan con el sistema de monitoreo in-ear, porque fuimos conscientes de que lo más importante era acostumbrarnos a utilizar este sistema, que nunca habíamos usado las 4 en simultáneo, y dejar un registro de ejecución sonora digna para una sesión de KEXP.
Con respecto a las cámaras, no sabíamos cómo iba a ser exactamente, si las cámaras iban a estar lejos o más cerca nuestro. Cuando fuimos al lugar y vimos la disposición de todo fue impactante, una cámara a centímetros de cada una, pero creo que lo manejamos de una manera natural, concentradas en la música y aprovechando la oportunidad de que esas personas estén registrando nuestra performance. Somos muy fans de KEXP y siempre nos juntamos a mirar sesiones, así que sabíamos que esta gente tiene un excelente ojo para filmar.

Tita (Fin del Mundo): Con la batería la preparación fue intensa. Durante dos meses ensayé la lista de temas a diario. Era corta, por lo que sólo me llevaba 25 minutos de mi día hacerlo. No había excusas, jaja. Por otro lado, me preparé durante esos meses para poder tocar las canciones con metrónomo. Algo que no había hecho nunca porque algunas canciones tienen cambios de tempo en el medio y siempre sentí que no tenía mucho sentido hacerlo. Así que tuvimos que preparar las pistas de aquellas canciones que tenían cambio de tempo, y ensayamos mucho con las chicas para también acostumbrarnos al clic. Queríamos que el show fuese lo más profesional posible. Y considero que logramos ese objetivo.

Riel live KEXP from Argentina (foto: Julieta María)

EP: Admitimos de conocer muy poco del rock argentino. Menos aún si pensamos en bandas alternativas. ¿Qué relación hay entre Argentina y la música? ¿Hay escenas underground definidas?

Riel: La escena musical argentina es muy amplia y variada. Nos enorgullece mucho ser parte de un movimiento cultural tan vasto sin encasillarnos en ninguna escena en particular, si no compartiendo con la mayor cantidad de artistas posibles.

Lu (Fin del Mundo): Hay escenas que mutan y cambian todo el tiempo, la escena post-pandemia tiene de todo, desde muchísimo trap y música urbana, música electrónica, rock, pop. Hay público para todos los gustos y la gente está asistiendo mucho a eventos y conciertos. Lo que más cerca tenemos nosotras es la escena de rock under, con bandas que están empezando a hacerse de un público bastante grande como Mujer Cebra desde el grunge o Buenos Vampiros con el postpunk. 

Tita (Fin del Mundo): El fenómeno post pandemia que se vivió con la música alternativa en Argentina nos devolvió la fe en el rock. Ya que la escena trap/rap/reggaeton aquí es muy importante, con artistas como Duki, Cazzu, Paulo Londra, Nicki Nicole, etc, es actualmente la escena musical más fuerte del país e internacionalmente también. A mediados del 2014/2015 cuando esto empezó a cobrar mucha fuerza, pensábamos que las nuevas generaciones, los adolescentes de estos tiempos, ya no iban a querer ir a ver bandas o escuchar música alternativa. Pensamos que sólo se escucharía trap y sus derivados. Fue una gran sorpresa cuando terminada la pandemia empezó a surgir una gran cantidad de bandas de rock alternativo y el público se triplicó (y rejuveneció!). El pogo volvió con todo. Esto ayudó a que tener una banda en Argentina funcione en todo sentido. Porque hay una excelente recepción y muchísimo público jóven que quiere escuchar música nueva, quiere escuchar y tocar instrumentos, quiere bailar, hacer pogo o quizás estar sentados entrando en trance con una banda. Estamos felices de que no haya muerto todo con el boom de la música urbana y que sólo haya sido una falsa alarma, jaja.

Buenos Vampiros – Desmotivada

EP: ¿Hay alguna banda argentina en particular que quieren aconsejarnos? Siempre estamos buscando novedades musicales de calidad.

Riel: Hay muchas bandas y artistas locales que nos encantan, como Juana Molina, Atrás Hay Truenos, El Club Audiovisual, Lara91k, Buenos Vampiros, Playa Nudista y muchas más.

Yan (Fin del Mundo): Actualmente la escena musical argentina está bastante activa, lo cual nos pone muy felices después de una Pandemia. También notamos mucha colaboración entre artistas, inclusive de diferentes estilos, donde comparten escenario y público de manera exitosa. Algunas bandas que vemos que están explotando todo esto es: Buenos Vampiros, Mujer Cebra, La Real Academia, Plenamente, Nadar de Noche, YON, Losa Radiante.

Tita (Fin del Mundo): Aunque en Fin del Mundo soy baterista, toco el bajo en otra banda que se llama Nadar de Noche y por supuesto la recomiendo, jaja. 

Juli H (Fin del Mundo): A las que mencionaron antes las chicas agrego a Polgar 3, Elhombreanormal, Las Mañanas, Entidad Animada, Sur.I.Name, Shaman Herrera.

Nadar de Noche – Otra forma

EP: ¿Cómo es, bajo su punto de vista, la situación de las mujeres en la música?, sobretodo en Argentina. Notamos que entre las 12 bandas que se presentaron por KEXP, han sido seleccionadas muchas artistas mujeres y eso nos da mucho placer.

Riel: Nos alegra mucho que haya cada vez más espacio para músicas mujeres y una mayor conciencia de género dentro de la escena musical en Argentina y en todo el mundo. Creemos que todavía hay que seguir luchando por estos espacios pero vemos una gran mejora en ese sentido y eso es muy importante.

Tita (Fin del Mundo): Por suerte actualmente hay muchísimas mujeres tocando en bandas y con quienes compartimos escenario. Creo que hace mucho que no nos pasa de tocar en un recital donde no haya ni una mujer. Hasta a veces somos mayoría mujeres en un mismo festival y eso es increíble. Que las chicas se animen a tocar instrumentos, armar bandas, y empoderarse con eso, es algo que siempre vamos a celebrar. 

Juli H (Fin del Mundo): En nuestro país también ayudó mucho la sanción de la Ley de cupo femenino en festivales, aunque todavía hay espacio para seguir luchando por mejores condiciones y en especial para las bandas under. Sobre el escenario por suerte vemos una mayor representación de mujeres y disidencias, y de a poco se van sumando más productoras, managers, programadoras, técnicas de sonido.

Fin del Mundo – La distancia

EP: [para FdM] Escuchando su música, nos impresiona que sus canciones son sin tiempo: no tienen elementos que las posicione en un cierto periodo histórico, podrían haber sido escritas hace 30 años o mañana. Hay una maravillosa sensación de suspensión temporal. ¿Cuánto trabajan la escritura y los arreglos? ¿Son de las bandas que nunca están satisfechas del resultado final? o gracias a su compañerismo, consiguen gestionar rápidamente todas las fases de una canción.

Juli H (Fin del Mundo): Creo que es una característica muy particular de nuestra banda el hecho de que las cuatro integrantes componemos todas las canciones. No suele llegar una con algo medio estructurado para que el resto agregue sus arreglos, sino que las canciones surgen y se desarrollan durante los ensayos. Improvisamos un poco y después seleccionamos las partes que más nos gustan para empezar a armar un tema, y ahí se pone complicado porque hay que ponerse de acuerdo en cada detalle. Pero es lo mejor, le dedicamos mucho tiempo a la composición hasta quedar satisfechas y suele pasar que las canciones nuevas se convierten en nuestras favoritas, así que vamos por buen camino en ese sentido, intentando no repetirnos.

Fin del Mundo live KEXP from Argentina (foto 1-2: Julieta María / foto 3: Silvina Frydlewsky)

EP: Decidieron cantar en español un genero que tiene el inglés como estándar mundial, ¿ha sido una elección espontánea desde el principio o han decidido durante su camino musical, cambiar de ingles a español? Y ¿el español es para un mayor efecto comunicativo o es normal para la escena argentina?

Riel: Desde el principio componemos y cantamos en español, es lo que nos sale naturalmente y nos encanta llevar nuestro idioma a otros lugares, poder compartirlo con personas de otros países. También nos gusta escuchar música en otros idiomas y disfrutar su poesía, distinta a la nuestra, poder aprender y enriqucernos de ella.

Tita (Fin del Mundo): En Argentina es muy raro que una banda cante en inglés. Es algo que realmente no funciona, por eso todas las bandas cantan y escriben en español, porque no pensamos la música como un producto “for export”. Y aunque por suerte en estos últimos meses nuestras canciones fueron escuchadas por gente de todo el mundo, fueron pensadas para transmitir lo que sentimos y eso sería muy raro para nosotras hacerlo en otro idioma. Es muy loco como muchos comentarios de la sesión en KEXP justamente mencionan esto, dicen cosas como “no entiendo una palabra de lo que dicen, pero me encanta”, o “esta banda me dio ganas de estudiar español”. Que tu música logre romper la barrera del idioma es espectacular. La música es el idioma universal, sin dudas. 

Juli H (Fin del Mundo): Es más común que la primera banda de la adolescencia tenga canciones en inglés, como me pasó a mí y pasa mucho en otras ciudades fuera de Buenos Aires. Yo crecí en un lugar muy alejado de la capital, en Tierra del Fuego, y veo que en muchas otras provincias pasa lo mismo: no se escuchaba tanto “rock nacional” porque nos faltaba la experiencia cercana con los shows en vivo, era lo mismo escuchar a Pixies que escuchar a la banda indie argentina del momento porque ambas eran igual de distantes, entonces nos quedábamos más con la música de otros países. Pero años más tarde, viviendo en Buenos Aires, descubrimos que es muy importante construir y apoyar a los proyectos locales, ser parte de una escena, comprar discos, ir a recitales y recomendar a bandas amigas para crecer en conjunto.

Riel – Nocturno

EP: [para los Riel] Escuchando todo lo que produjeron, es interesante notar cuantos elementos diversos han agregado en el tiempo, por cuantas influencias se han dejado enchufar, logrando la complicada tarea de resultar siempre reconocibles siendo capaces de ser diferentes. Ademas comenzaron como un dúo y, poco a poco, la formación se ha agrandado hasta llegar a cuatro componentes. Echando un vistazo atrás de su camino musical, ¿cuánto ha sido fácil o por el contrario cuántos momentos de cambios repentinos o de decisiones “drásticas”?

Riel: Siempre nos interesó experimentar con la instrumentación y el formato de la banda. Primero como dúo guitarra-batería, buscando un sonido distinto y con el tiempo, sumando nuevos elementos. El nuevo disco que se viene este año cuenta con bajo, nuevos arreglos de guitarra y sintetizadores además de las poderosas baterías y guitarras de siempre. En 12 años de banda hubo y sigue habiendo muchos momentos de cambio, que pueden ser difíciles pero nos alegra que así sea porque eso hace que el proyecto siga mutando y se mantenga fresco.

Riel live KEXP from Argentina (foto: Mariana LKH)

EP: [Para los Riel] En estos años habrán tocado muchísimo en situaciones muy diferentes: ¿hay algo de la dimensión de los conciertos que aprecian más?

Riel: Tocar en vivo es una de las experiencias que más disfrutamos, poder compartir nuestra música directamente con el público y sentir su respuesta es algo hermoso.

EP: [Para los Riel] Una pregunta específica para Mora: el sonido de tu guitarra siempre es muy interesante y en Instagram vimos muchas fotos de tu instrumentación. ¿Cómo trabajas el sonido y cuanto sos “nerd” bajo el punto de vista del uso de los pedales?

Mora (Riel): Soy fan de probar pedales y jugar con los distintos efectos. Me gustaría ser más nerd de lo que soy y saber mucho más de lo que sé, pero siempre ando investigando y preguntando a otr@s guitarristas para aprender de ell@s.

EP: [para FdM] Hasta ahora han publicado dos EP. ¿Hay cómo decir que el formato Ep les gusta particularmente y lo sienten mas propio que un álbum o solo es coincidencia? ¿en futuro se concentrarán en escribir un disco entero?

Tita (Fin del Mundo): Actualmente nos encontramos trabajando en nuestro primer disco de larga duración. La elección de un EP para presentarnos al mundo se da porque, por lo menos en Argentina, si tienes una banda y quieres salir a tocar, debes tener material editado. Entonces, apenas nuestras primeras 4 canciones fueron compuestas, decidimos grabarlas. Para algunos resultará una decisión apresurada, pero por suerte fue un acierto! El 2do EP (“La ciudad que dejamos”) tenía intención de formar parte de un disco con más canciones. Pero la pandemia retrasó tanto los planes que decidimos sacar las primeras 4 canciones grabadas como un EP porque queríamos aprovechar el impulso que nos dió el primer EP y no pasar años sin lanzar material nuevo. El nuevo LP estará compuesto por canciones inéditas.

EP: [para FdM] Escogieron dos ilustraciones muy llamativas para las portadas de sus dos Ep (Lucas Leandro Andreu para el homónimo trabajo y la otra de Oscar Málaga para “La ciudad que dejamos”),¿solo es coincidencia o escogieron de manera precisa?

Yan (Fin del Mundo): Cada artista visual lo elegimos conociendo su trabajo y confiando en el criterio y producto final de las piezas gráficas. Lucas aparte de diseñador gráfico e ilustrador también es músico y comparte una banda con Tita (Nadar de Noche), por lo que lo conocemos más personalmente. 
Y a Oscar lo conocimos primero como músico, y después exploramos su trabajo visual. Cuando lo vimos sabíamos que tenía que ser con él el arte de “la Ciudad que dejamos”.
También tuvimos la oportunidad de trabajar con Jesica Bianchi que ilustró nuestros 2 adelantos y también quedamos muy contentas.
En todos los casos, primero pensamos nosotras por donde queremos llevar la parte visual, y después de ponernos de acuerdo, transmitimos la idea a los artistas, y finalmente queda confiar en la técnica y estética de cada uno.

Fin del Mundo (foto: Julieta María)

EP: Cerramos con la clásica pregunta: ¿qué proyectos para el futuro? ¿Qué quisieran ver en su futuro? Y sobretodo: ¿Cuándo vendrán a Italia?

Riel: Este 2023 se vienen muchas sorpresas. Sale nuestro quinto LP a través de Casa del Puente Discos y Buen Día Records, y estamos armando un show muy especial para presentarlo. También se vienen giras y sería increíble poder llevar nuestra música a Italia, esperamos que pronto.

Tita (Fin del Mundo): Por lo pronto, seguir trabajando en las canciones que formarán parte de nuestro primer disco Lp. También viajar para conocer otras ciudades, tanto en Argentina, donde nos falta muchísimo por recorrer, como en otros países. Lamentablemente para las bandas argentinas es muy difícil viajar al exterior, porque es muy caro y es complicado hacerlo sin subsidios o sin apoyo económico. Viajar a Europa para llevar nuestra música es el sueño máximo. Tenemos mucha fe en que algún día se va a dar. Hacerlo por nuestros propios medios sería una inversión que por lo pronto es casi imposible de afrontar, pero uniendo fuerzas con alguna productora o con algún festival, sentimos que sería super viable llevar ese plan a cabo. Pero bueno, es el sueño del 100% de los músicos americanos jajaa. 

Juli H (Fin del Mundo): Viajar con la música y compartir escenario con bandas que admiramos es un sueño recurrente de la banda. Otro ya se cumplió (el de tocar en KEXP) y nos abrió las puertas para que nos escuchen desde otros lugares del mundo. ¡Nos encantaría ir a Italia a tocar y tomar unos vermouths!
Este año también vamos a tener una edición en vinilo de nuestros dos Ep en un solo disco y estamos muy felices por eso, nos pedían hace tiempo ediciones físicas y no podíamos hacer esa inversión siendo una banda autogestiva, pero por suerte un sello español nos contactó para hacerlo posible y pronto vamos a anunciar más detalles en nuestras redes.


Riel sul web

Bandcamp

Instagram

Facebook

Youtube

Fin del Mundo sul web

Sito ufficiale

Bandcamp

Instagram

Facebook

Youtube